Gigli, Viterbo accusa Nola di plagio
NOLA - Ci manca solo il grido Sotto col ciuffo e fermi, e poi siamo a posto. Le distanze tra i Gigli di Nola e la Macchina di Santa Rosa di Viterbo infatti si accorciano. Anzi, si azzerano. Forse perché stavolta il gemellaggio tra le due città l’hanno preso un po’ troppo alla lettera. Il plagio è evidente: uno degli otto Gigli che sfileranno domenica 28 è la fotocopia di “Sinfonia d’archi”, il Campanile che ha camminato dal 1991 al 1997 nella città dei Papi. Un’opera di Angelo Russo, rimasto giusto un tantino perplesso e alterato. Vedere per credere. Il gioco trova le differenze durerebbe un attimo, semplicemente perché non ci sono. Perfino il nome è lo stesso. «Sono un appassionato di questi eventi - dice Russo - e sapendo che a giorni a Nola sfileranno i Gigli, sono andato a vedere cosa proponevano. Su una pagina web dedicata al Calzolaio (una delle corporazioni, ndr) ho notato le foto di “Sinfonia d’archi”». All’inizio si è stropicciato gli occhi. «Sono rimasto esterrefatto, pensavo di sbagliarmi: ho guardato bene prima di gridare allo scandalo». In effetti un paio di elementi non coincidono, ma in caso contrario sarebbe stata una comica. «La base è necessariamente diversa perché sopra ci va l’orchestra». E uno. «In alto, al posto di Santa Rosa c’è San Paolino, cui è dedicata la festa». E due. «Il resto è esattamente identico». Ma ciò che ha sorpreso di più Russo è stata la scelta - eufemismo - del nome. «Non hanno avuto neanche un briciolo di fantasia: lo stesso della mia Macchina». Un po’ troppo déjà vu. Ingenuità? Può darsi. Intanto però l’artista di "Sinfonia d’archi” si riserva di intraprendere azioni legali. «Avendola ideata - spiega - non si perde mai il diritto di immagine. E so per certo che non è stata data alcuna autorizzazione dal Comune. Credo ci sia stata malafede e molta ingenuità, perché sulla Macchina in giro ci sono testi, filmati, foto, cartoline: impossibile sbagliare. E i Gigli sono altrettanto famosi. Mandare in giro questa nuova cosa può creare dei sospetti, magari tra 100 anni esce fuori che è stata Viterbo a copiare Nola». La tecnologia di oggi non perdona. «Mi sono meravigliato, ma secondo me è partito tutto dal gemellaggio di qualche anno fa: “Sinfonia d’archi” la conoscono, sta anche su internet. Non è un fatto personale ma la situazione è abbastanza brutta: hanno preso in giro la nostra Santa Rosa, il loro San Paolino, la città perché la Macchina è nostro patrimonio, il Comune, il Sodalizio dei Facchini, depositario dei bozzetti. E anche me». Una questione pure sostanziale. «E’ un plagio - continua Russo - non si può copiare di sana pianta il lavoro di un’altra persona. Il 28 dovrebbero scusarsi con tutti, poi dichiarere che ciò che hanno fatto è ispirato, anzi copiato, dalla mia Macchina». Restando in tema: il diavolo fa le pentole ma non il coperchio. E il tana libera tutti ormai è servito. «Chiedo che sindaco e Sodalizio intevengano con un’azione congiunta - conclude - anche se ammetto che essere copiati è il segno che era stato fatto un buon lavoro. Ma così è troppo, anche il nome: questa è proprio un’ammissione di colpevolezza». Gemellati sì, ma almeno che siano gemelli diversi. Immediata la risposta dei Nolani che non ci stanno a farsi dare dei copioni. Anzi, cercano di mettere l’accento su ogni minima differenza, per dire che “Sinfonia d’archi” non è uguale a “Sinfonia d’archi”. Cioè che il Giglio di Nola realizzato dal Calzolaio non è la Macchina di Santa Rosa di Angelo Russo. Però qualcuno - seppur con qualche ditiguo - è pronto a concedere la paternità all’ideatore del Campanile che cammina sfilato dal 1991 al 1997, concepito quasi 20 anni fa. Chi non molla la presa è la Bottega d’arte Tudisco. «Quello - dice il titolare - è un disegno della buonanima di mio padre». Ma le foto parlano da sole. «Le foto? Da vicino le cose cambiano: c’è un uomo con un’anfora, abbiamo fatto più archi, e poi il Giglio ha una sola facciata. La Macchina di Santa Rosa la conosco, Russo è di Nola. Comunque abbiamo chiamato per un gemellaggio». Cosa che il sindaco Giulio Marini, il presidente del Sodalizio Massimo Mecarini e lo stesso Russo negano. Tocca a Pasquale Mazzeo, uno dei maestri di festa del Calzolaio. «La Macchina è in ferro e alluminio, il Giglio in cartapesta, ma sotto scriveremo che abbiamo preso spunto da Russo». Infine Angelo Lamarca, presidente onorario del Giglio del Calzolaio 2009. «Il Comitato - spiega - aveva affidato il progetto a un ragazzo che ce lo ha presentato ad aprile, ma non era realizzabile. Poi Tudisco ci ha dato quello di suo padre, che noi con superficialità abbiamo accettato. Non sapevamo nulla di questa storia fino a ieri. Certamente qualche somiglianza c’è, ma sono due cose completamente differenti». A conti fatti però «non abbiamo alcuna intenzione di fare la guerra: diremo che il Giglio è nato da un’idea di Russo, già invitato, e gli affideremo la paternità del progetto. Per noi è un onore». Il sindaco stigmatizza il fatto. «Cercheremo di occuparcene - assicura Marini - anche se il problema del brevetto l’avevo posto 10 anni fa, quando si iniziò a parlare della Fondazione di Santa Rosa. Il Comune ha infatti i diritti sulla Macchina, ma non sui disegni. Al di là della questione giuridica resta però quella morale, ci mancherebbe». Pieno appoggio a Russo dal presidente del Sodalizio. «E’ un fatto disdicevole - dice Mecarini - che va approfondito. Noi non ne sapevamo assolutamente nulla: nessuno ci ha mai contattato». Su come sia nato il caso un’idea ce l’ha: «Forse al gemellaggio di alcuni anni fa hanno ricevuto il bozzetto in dono, comunque ci devono delle spiegazioni. Resto d’accordo con Russo: se hanno copiato è perché si tratta di un lavoro eccellente. Speriamo siano in grado di chiarire». E l’ideatore dell’oggetto del contendere? «Intanto - conclude Russo - non mi ha invitato nessuno. Tutti vogliamo cercare una soluzione, ma devono ammettere che l’hanno copiata: alla presa in giro non ci sto. Il Calzolaio non c’entra, il problema l’ha creato Tudisco, quindi se insiste vado davanti al giudice». Candido come un giglio.
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